giovedì 30 novembre 2023

ANTEPRIMA DELL'INTERVISTA DEL GIORNALISTA WALTER MUSIZZA A G.C.SORAVIA DA PUBBLICARE SULLA RIVISTA "DOLOMITI"

IL DIALETTO DI VENAS, ANELLO NON DEBOLE DELLA CATENA LADINA

 

 

(Il noto giornalista e scrittore Walter Musizza mi ha gentilmente interpellato per una intervista da pubblicare in un prossimo numero della rivista bimestrale "DOLOMITI" di don Sergio Sacco. Ne anticipo qui parte del contenuto,  d'accordo con il giornalista)

 

Una pubblicazione di Giancarlo Soravia svela le caratteristiche di una parlata che testimonia una volta di più la diversità etnico-linguistica della gente cadorina. Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua attività in difesa delle radici della lingua e della storia cadorina ed i contenuti di due suoi blog molto apprezzati da studiosi ed appassionati di microstoria

Se tutti, o quasi, riconosciamo la biodiversità come un requisito imprescindibile per l’equilibrio del nostro pianeta, dobbiamo anche considerare altrettanto vitale l’equilibrio di rapporti tra i suoi abitanti. Equilibrio che però non si raggiunge se non partendo dalle tantissime lingue che mettono in comunicazione tra loro oltre 7 miliardi di essere umani, ovvero dalla diversità etnico-linguistica, prima garante del rispetto fra diverse visioni del mondo e relative logiche di gestione dei nostri rapporti con la natura.

Di tutto ciò è fermamente convinto Giulio Soravia*, noto docente di glottologia e di lingua e letteratura araba all’Università di Bologna, autore di molti articoli e libri dedicati a lingue del mondo poco conosciute. E’ stato lui, appartenente ad una famiglia emigrata da Venas a Venezia nell’800, ad invitare Giancarlo Soravia “Capoto” a pubblicare un prezioso libro per la collana dell’editore bolognese Bonomo intitolata “Lingue in catene”, dove “catena” vuole essere simbolo di forte legame, un tutto unico fatto di anelli concatenati, in cui lo spezzarsi di uno di essi provoca la fine dell’intera connessione.

Il Prof. Giulio Soravia, docente di Linguistica e Glottologia, nato a Venezia l'11 agosto 1944 è morto a Bologna il 10 giugno 2025


CARTOLINA VENAS ANNO 1919
DA FACEBOOK SIMONE OSTA

Cartolina Venas di Cadore anno 1919
 
Il lavoro di Giancarlo, forte di un centinaio di pagine o poco più, dopo un inquadramento storico-geografico del Cadore, presenta con grande efficacia la pronuncia e la scrittura del ladino venasiano, soffermandosi in pratica su tutte le canoniche 9 parti del discorso, con continui rimandi alle regole grammaticali via via sedimentatesi, alla traduzione italiana delle parole trattate e al sussidio di esempi pratici. Il tutto poi completato da una ricca fraseologia, da gustosi “blasoni”, ovvero soprannomi delle comunità vicine, da proverbi e motti, da racconti inveterati (come L’antro della Donaza) ed infine da un esaustivo vocabolario italiano-ladino.

FOTO 1^ PAGINA DI COPERTINA LIBRO

Copertina libro La Lingua Ladina del Cadore con 4 bambini Soravia inizi '900

Giancarlo, classe 1938, a parte i suoi molti viaggi per lavoro compiuti allorché lavorava per una importante occhialeria di Venas, oggi estinta, è sempre vissuto a Venas e conosce bene tutte le sfumature dei dialetti della valle del Boite, da Cortina a Perarolo. Dopo la pensione si è dedicato ad un paziente ed appassionato lavoro di recupero del linguaggio della propria piccola patria alpina, presentando i risultati delle sue ricerche su vari blog, tra cui quello intitolato “Il Cadore poco conosciuto” (
https://gcarlosoravia.blogspot.com), divenuto presto un punto di riferimento per tanti cultori di storia locale, e quello intestato “Archivio Ladino Cadorino di Venas” (https://archivioladin-venas.blogspot.com), di cui parleremo qui tra poco nell’intervista che gli abbiamo fatto.

-Giancarlo, qual è in sintesi la peculiarità del venasiano rispetto agli altri dialetti del Cadore e in particolare dell’Oltrechiusa?

-Venas conserva tutti i principali parametri fonetici ladini, come esposti dalla studiosa Loredana Corrà. Qui per brevità si indicano non i loro nomi scientifici, ma solo gli esempi, avvertendo che la z cadorina (uguale al suono inglese "th" di "thankyou") viene qui rappresentata dal digramma "zh": acqua = “èga”, cantina = “cianeva”, dai (verbo dare) = “das”, catenaccio = “ciadenazhe”, letto = “liéto”, altrimenti = “autramente”, gerla = “zheston”, cugino = “darman”, fratello = “fardel”, nuvola = “nèola”, giglio = “dél”, sangue = “sango”, uccellaccio = “auzhelato”, vuoto = “vuoito”. Ha invece perso il pronome di 1a persona cadorino “ió” per il veneto “mi”, e la /s/ finale tipica dell’Oltrechiusa/Cibiana nei plurali femminili e in alcuni maschili (gambe non fa “iambes” ma “iambe”, giorni non fa “dis” ma “dì”).

Aggiungo un accenno agli “indicatori spaziali” ben conosciuti dagli specialisti dei dialetti settentrionali italiani. A Venas tali indicatori sono: inte”, “fora”, “su”, “dó”, “sora”, “sote”, “via” e ad essi nel libro sono dedicate cinque pagine.

L'esempio più comune è il verbo “netà” (pulire) che riporta: “netà su” (pulire dal basso in alto), “netà dó (pulire dall'alto in basso), “netà fora” (pulire dall'interno) e “netà via” (pulire in piano).

Aggiungo “parà” (spingere): “parà inte” (sfondare), “parà fora” (scacciare), “parà su” (aumentare), “parà dó” (digerire), “parà sote” (ripiegare), “parà via” (allontanare).

Si può quindi dire che il dialetto di Venas è molto meno venetizzato di quelli per esempio di Valle, Pieve e Perarolo.

Nel vocabolario, alla fine del libro, ho inserito circa 3500 voci, ma sono riportate anche molte varianti dell’Oltrechiusa con Cibiana e voci particolari di altri paesi. Inizia con abbaino = “luminal e termina con zuzzurellone = “maturlon”.

Segnalo per inciso alcune curiosità:

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-Tu, che vivi ed ami Venas, parli bene il ladino? Come giudichi la “salute” odierna del tuo dialetto rispetto al passato prossimo e remoto?

-Come ebbe a scrivere la citata Loredana Corrà, un cadorino di solito sceglie, a seconda della situazione in cui si trova, di parlare in dialetto cadorino conservativo, oppure in dialetto cadorino venetizzato oppure in italiano. Io faccio la stessa cosa. 

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-Ancora nel 2015 tu avevi pubblicato due volumetti sul dialetto di Venas…

-Avevo pubblicato a mie spese dei volumetti in poche decine di copie per gli amici e paesani. Questa pubblicazione invece, per la quale il contratto con la casa editrice Bonomo non prevede alcun compenso o percentuale a mio favore, si può trovare e ordinare in tutte le librerie italiane.
Desidero qui riportare i nomi degli autori di vocabolari di cadorino: Oltrechiusa/Cibiana: Vincenzo Menegus Tamburin e Gemo Da Col, cadorino orientale: Elio Del Favero,  Ida Zandegiacomo De Lugan e Gianpietro De Donà con Lina De Donà Fabbro, cadorino centro-meridionale: Pietro D'Olif de i Poi e Daniele Da Ru Lando.

-Per la tua professione hai girato mezzo mondo ed hai conosciuto piccoli e grandi personaggi.

-In effetti ho viaggiato in tutti i paesi arabi dal Nord Africa all’Arabia Saudita: Yemen, Siria, Libano, Iraq e paesi del Golfo. E anche nell’Iran dello Scià Mohammad Reza Pahlavi,ma non in Israele, perché avrei dovuto farmi un passaporto a parte: 45-50 anni fa infatti un visto per questo paese avrebbe annullato i visti per quelli arabi. In compenso ho visitato molte volte New York, che aveva più ebrei dell’intero Israele. Tra i personaggi importanti che lì ho conosciuto, ricordo soprattutto due, entrambi ebrei: Boris Kliot, proveniente da Riga (Lettonia), dove era nato nel 1923, e John Tworoger, nato nel 1898 nella Slesia tedesca 

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Avendo quindi intrattenuto rapporti di lavoro, ma anche di amicizia, con molti ebrei e molti arabi, tra i quali anche alcuni palestinesi, provo grande dispiacere per quanto sta succedendo in questi ultimi mesi nel Medio Oriente. Secondo il mio modesto parere il problema israelo-palestinese è stato affrontato solo con dei falsi accordi di pace, con un comportamento ipocrita da parte delle grandi potenze.

COLLEZIONE DI PASSAPORTI 
GIANCARLO SORAVIA 1971/86

Collezione passaporti Giancarlo Soravia anni 1971/1986

FOTO DEL 1965 DI GIANCARLO SORAVIA
CON UNA COLLEGA DI LAVORO A VENAS

Foto di Giancarlo Soravia con una collega di lavoro olandese anno 1965
 
FOTO ATTUALE DI GIANCARLO SORAVIA
Foto di Giancarlo Soravia del 5/11/2023

-Come giudichi in generale l’evoluzione del tuo paese in questi ultimi 50 anni?

-Per quanto riguarda il mio paese, quello piccolo (il Cadore), è fuor di dubbio che abbia registrato brucianti sconfitte, specialmente con la scomparsa del suo storico distretto dell’occhiale. Per il paese grande (l’Italia), ha anch’esso subìto gravi sconfitte sul fronte dell’approvvigionamento delle risorse energetiche (Libia, Russia).

-La copertina del libro è assai accattivante: chi sono quei 4 bambini?

-I bambini sono i primi quattro dei sette figli di Cesare “Capoto” Soravia (1871-1932) e di Rosa “dei Mariane” Dall’Asta (1876-1962). Cesare era fratello di mio nonno paterno Angelo Soravia e Rosa sorella di mia nonna materna Marianna Dall’Asta. I bambini erano nati tra il 1899 e il 1906. La foto era stata fatta a Monaco di Baviera, dove il padre di Marianna a fine 800 aveva aperto una ditta di

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-Da molti anni ormai gestisci un blog nel quale racconti vicende piccole e grandi della storia e della cultura di Venas, tra le quali anche il ladino. Raccontaci qualcosa di questa tua esperienza sul web.

-Il Blog “Archivio Ladino Cadorino Venas”, che conta circa 1000 visite al mese, ha iniziato le pubblicazioni nel settembre 2007 e nella sua presentazione riporta quanto scrisse Gaetano Frisoni nel 1910 nella prefazione al suo dizionario genovese: “Il dialetto racconta il modo di essere di un popolo, la sua essenza, la sua storia, è un patrimonio che va protetto e divulgato e perderlo potrebbe significare la scomparsa di una parte della propria identità e cultura”. Si divide in 13 sezioni di vocabolario, 

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Un piccolo Post che ho pubblicato su “Il Cadore poco conosciuto” e che qui desidero ricordare ha per titolo “Segni di casa sulle famiglie di Venas” e reca questa introduzione: “In occasione della visita alla casa della nonna materna del Card. Camillo Ruini a Suppiane in data 18 luglio 2010, l’Amministrazione comunale di Valle di Cadore ha realizzato, in tiratura di 100 esemplari, una cartella con 107 “Segni di Casa” ricavati da un manoscritto del 1830... Questi segni venivano impressi, oltre che sul legname, su attrezzi e prodotti caseari in modo da identificarne con sicurezza la proprietà”.

PAGINA DI SEGNI DI CASA VENAS

Alcuni Segni di Casa dei Soravia di Venas


Sottolineo poi un fatto che forse può essere considerato un esempio paradigmatico dello scarso interesse che purtroppo il ladino ha oggi nella nostra società. Il mio libro è uscito nel febbraio 2023 ed io ho subito spedito una copia a vari Enti pubblici del Cadore, ma solo uno di essi mi ha ringraziato.

Poiché però bisogna rimanere ottimisti e pensare alle nuove generazioni, desidero chiudere con una breve filastrocca per bambini che mi recitava mia nonna paterna Bettina De Bernardo "de Felipo" (1863-1956):

Din Don, / l'é morto chel òn, / via par chi prà; / se l'é vivo lassélo là, /se l'é morto portélo in cà. / Codarós porta la crós, / Panteàne sona le campane, / Sorizhe cianta ofizhe / Audòla porta la stola / Agnel porta 'l secel / Talpine fa la busa, / Grì scuèrde su, / e i fa curucucù”.

(traduzione: 

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Walter Musizza



P.S. 1 (1/2/2024)

L'articolo in oggetto è stato pubblicato prima del previsto già nel numero di dicembre 2023 della rivista e presentato nella seguente pagina Facebook dell'Istituto:

https://www.facebook.com/ibrsc/posts/pfbid032wNJGUQ7tffSYYFwcQK7nwvyt8aZkwaXsyN7E1nZ3wnXY6ovrjwBtcT4eNRCWGhml


P.S. 2
(27/5/2024)
FOTOCOPIA DELL'ARTICOLO:


PALESTINESI COME PELLEROSSA

Nel lontano 2006 avevo inviato al “Corriere della Sera” un mio scritto dove paragonavo la situazione dei palestinesi a quella dei pellerossa...