IL
DIALETTO DI VENAS, ANELLO NON DEBOLE DELLA CATENA LADINA
(Il noto giornalista e scrittore Walter Musizza
mi ha gentilmente interpellato per una intervista da pubblicare in un
prossimo numero della rivista bimestrale "DOLOMITI" di don Sergio Sacco. Ne
anticipo qui parte del contenuto, d'accordo con il giornalista)
Una
pubblicazione di Giancarlo Soravia svela le caratteristiche di una
parlata che testimonia una volta di più la diversità
etnico-linguistica della gente cadorina. Lo abbiamo intervistato per
conoscere meglio la sua attività in difesa delle radici della lingua
e della storia cadorina ed i contenuti di due suoi blog molto
apprezzati da studiosi ed appassionati di microstoria
Se
tutti, o quasi, riconosciamo la biodiversità come un requisito
imprescindibile per l’equilibrio del nostro pianeta, dobbiamo anche
considerare altrettanto vitale l’equilibrio di rapporti tra i suoi
abitanti. Equilibrio che però non si raggiunge se non partendo dalle
tantissime lingue che mettono in comunicazione tra loro oltre 7
miliardi di essere umani, ovvero dalla diversità etnico-linguistica,
prima garante del rispetto fra diverse visioni del mondo e relative
logiche di gestione dei nostri rapporti con la natura.
Di
tutto ciò è fermamente convinto Giulio Soravia*, noto docente di
glottologia e di lingua e letteratura araba all’Università di
Bologna, autore di molti articoli e libri dedicati a lingue del mondo
poco conosciute. E’ stato lui, appartenente ad una famiglia
emigrata da Venas a Venezia nell’800, ad invitare Giancarlo Soravia
“Capoto” a pubblicare un prezioso libro per la collana
dell’editore bolognese Bonomo intitolata “Lingue in catene”,
dove “catena” vuole essere simbolo di forte legame, un tutto
unico fatto di anelli concatenati, in cui lo spezzarsi di uno di essi
provoca la fine dell’intera connessione.
* Il Prof. Giulio Soravia, docente di Linguistica e Glottologia, nato a Venezia l'11 agosto 1944 è morto a Bologna il 10 giugno 2025
CARTOLINA VENAS ANNO 1919
DA FACEBOOK SIMONE OSTA
Il
lavoro di Giancarlo, forte di un centinaio di pagine o poco più,
dopo un inquadramento storico-geografico del Cadore, presenta con
grande efficacia la pronuncia e la scrittura del ladino venasiano,
soffermandosi in pratica su tutte le canoniche 9 parti del discorso,
con continui rimandi alle regole grammaticali via via sedimentatesi,
alla traduzione italiana delle parole trattate e al sussidio di
esempi pratici. Il tutto poi completato da una ricca fraseologia, da
gustosi “blasoni”, ovvero soprannomi delle comunità vicine, da
proverbi e motti, da racconti inveterati (come L’antro della
Donaza) ed infine da un esaustivo vocabolario italiano-ladino.
FOTO 1^ PAGINA DI COPERTINA LIBRO
Giancarlo,
classe 1938, a parte i suoi molti viaggi per lavoro compiuti allorché
lavorava per una importante occhialeria di Venas, oggi estinta, è
sempre vissuto a Venas e conosce bene tutte le sfumature dei dialetti
della valle del Boite, da Cortina a Perarolo. Dopo la pensione si è
dedicato ad un paziente ed appassionato lavoro di recupero del
linguaggio della propria piccola patria alpina, presentando i
risultati delle sue ricerche su vari blog, tra cui quello intitolato
“Il Cadore poco conosciuto” (https://gcarlosoravia.blogspot.com),
divenuto presto un punto di riferimento per tanti cultori di storia
locale, e quello intestato “Archivio Ladino Cadorino di Venas”
(https://archivioladin-venas.blogspot.com),
di cui parleremo qui tra poco nell’intervista che gli abbiamo
fatto.
-Giancarlo,
qual è in sintesi la peculiarità del venasiano rispetto agli altri
dialetti del Cadore e in particolare dell’Oltrechiusa?
-Venas conserva tutti i principali parametri
fonetici ladini, come esposti dalla studiosa Loredana Corrà. Qui per
brevità si indicano non i loro nomi scientifici, ma solo gli esempi, avvertendo che la z cadorina (uguale al suono inglese "th" di "thankyou") viene qui rappresentata dal digramma "zh":
acqua = “èga”,
cantina = “cianeva”,
dai (verbo dare) = “das”,
catenaccio = “ciadenazhe”,
letto = “liéto”,
altrimenti
= “autramente”,
gerla =
“zheston”,
cugino = “darman”,
fratello = “fardel”,
nuvola = “nèola”,
giglio = “dél”,
sangue
= “sango”, uccellaccio
= “auzhelato”, vuoto
= “vuoito”.
Ha invece perso il pronome di 1a
persona cadorino “ió”
per il veneto “mi”,
e la /s/ finale tipica dell’Oltrechiusa/Cibiana nei plurali
femminili e in alcuni maschili (gambe non fa “iambes”
ma “iambe”,
giorni non fa “dis”
ma “dì”).
Aggiungo
un accenno agli “indicatori spaziali” ben conosciuti dagli
specialisti dei dialetti settentrionali italiani. A Venas tali
indicatori sono: “inte”,
“fora”, “su”, “dó”,
“sora”, “sote”, “via” e
ad essi nel
libro sono dedicate cinque pagine.
L'esempio
più comune è il verbo “netà”
(pulire) che riporta: “netà
su” (pulire
dal basso in alto), “netà
dó”
(pulire dall'alto in basso), “netà
fora”
(pulire dall'interno) e “netà
via”
(pulire in piano).
Aggiungo
“parà”
(spingere): “parà
inte”
(sfondare), “parà
fora”
(scacciare), “parà
su”
(aumentare), “parà
dó”
(digerire),
“parà
sote”
(ripiegare), “parà
via”
(allontanare).
Si può quindi dire che il dialetto di Venas è
molto meno venetizzato di quelli per esempio di Valle, Pieve e
Perarolo.
Nel vocabolario, alla fine del libro, ho
inserito circa 3500 voci, ma sono riportate anche molte varianti
dell’Oltrechiusa con Cibiana e voci particolari di altri paesi.
Inizia con abbaino = “luminal”
e termina con zuzzurellone = “maturlon”.
Segnalo per inciso alcune curiosità:
- - -o m i s s i s- - -
-Tu,
che vivi ed ami Venas, parli bene il ladino? Come giudichi la
“salute” odierna del tuo dialetto rispetto al passato prossimo e
remoto?
-Come
ebbe a scrivere la citata Loredana Corrà, un cadorino di solito
sceglie, a seconda della situazione in cui si trova, di parlare in
dialetto cadorino conservativo, oppure in dialetto cadorino
venetizzato oppure in italiano. Io faccio la stessa cosa.
- - -o m i s s i s- - -
-Ancora
nel 2015 tu avevi pubblicato due volumetti sul dialetto di Venas…
-Avevo pubblicato a mie spese dei volumetti in
poche decine di copie per gli amici e paesani. Questa pubblicazione
invece, per la quale il contratto con la casa editrice Bonomo non
prevede alcun compenso o percentuale a mio favore, si può trovare e
ordinare in tutte le librerie italiane.
Desidero qui riportare i nomi degli autori di vocabolari di cadorino: Oltrechiusa/Cibiana: Vincenzo Menegus Tamburin e Gemo Da Col, cadorino orientale: Elio Del Favero, Ida Zandegiacomo De Lugan e Gianpietro De Donà con Lina De Donà Fabbro, cadorino centro-meridionale: Pietro D'Olif de i Poi e Daniele Da Ru Lando.
-Per
la tua professione hai girato mezzo mondo ed hai conosciuto piccoli e
grandi personaggi.
-In
effetti ho viaggiato in tutti i paesi arabi dal Nord Africa
all’Arabia Saudita: Yemen, Siria, Libano, Iraq e paesi del Golfo. E
anche nell’Iran dello Scià Mohammad
Reza Pahlavi,ma non in Israele, perché avrei dovuto farmi un passaporto a parte:
45-50 anni fa infatti un visto per questo paese avrebbe annullato i
visti per quelli arabi. In compenso ho visitato molte volte New York,
che aveva più ebrei dell’intero Israele. Tra i personaggi
importanti che lì ho conosciuto, ricordo soprattutto due, entrambi
ebrei: Boris Kliot, proveniente da Riga (Lettonia), dove era nato nel
1923, e John Tworoger, nato nel 1898 nella Slesia tedesca
- - -o m i s s i s- - -
Avendo
quindi intrattenuto rapporti di lavoro, ma anche di amicizia, con
molti ebrei e molti arabi, tra i quali anche alcuni palestinesi,
provo grande dispiacere per quanto sta succedendo in questi ultimi
mesi nel Medio Oriente. Secondo il mio modesto parere il problema
israelo-palestinese è stato affrontato solo con dei falsi accordi di
pace, con un comportamento ipocrita da parte delle grandi potenze.
COLLEZIONE DI PASSAPORTI
GIANCARLO SORAVIA 1971/86
FOTO DEL 1965 DI GIANCARLO SORAVIA CON UNA COLLEGA DI LAVORO A VENAS
FOTO ATTUALE DI GIANCARLO SORAVIA
-Come
giudichi in generale l’evoluzione del tuo paese in questi ultimi 50
anni?
-Per
quanto riguarda il mio paese, quello piccolo (il Cadore), è fuor di
dubbio che abbia registrato brucianti sconfitte, specialmente con la
scomparsa del suo storico distretto dell’occhiale. Per il paese
grande (l’Italia), ha anch’esso subìto gravi sconfitte sul
fronte dell’approvvigionamento delle risorse energetiche (Libia,
Russia).
-La
copertina del libro è assai accattivante: chi sono quei 4 bambini?
-I
bambini sono i primi quattro dei sette figli di Cesare “Capoto”
Soravia (1871-1932)
e di Rosa “dei
Mariane”
Dall’Asta (1876-1962).
Cesare era fratello di mio nonno paterno Angelo Soravia e Rosa
sorella di mia nonna
materna Marianna Dall’Asta. I bambini erano nati tra il 1899 e il
1906. La foto era stata fatta a Monaco di Baviera, dove il padre di
Marianna a fine 800 aveva aperto una ditta di
- - -o m i s s i s- - -
-Da
molti anni ormai gestisci un blog nel quale racconti vicende piccole
e grandi della storia e della cultura di Venas, tra le quali anche il
ladino. Raccontaci qualcosa di questa tua esperienza sul web.
-Il
Blog “Archivio Ladino Cadorino Venas”, che conta circa 1000
visite al mese, ha iniziato le pubblicazioni nel settembre 2007 e
nella sua presentazione riporta quanto scrisse Gaetano Frisoni nel
1910 nella prefazione al suo dizionario genovese: “Il dialetto
racconta il modo di essere di un popolo, la sua essenza, la sua
storia, è un patrimonio che va protetto e divulgato e perderlo
potrebbe significare la scomparsa di una parte della propria identità
e cultura”. Si divide in 13 sezioni di vocabolario,
- - -o m i s s i s- - -
Un
piccolo Post che ho pubblicato su “Il Cadore poco conosciuto” e
che qui desidero ricordare ha per titolo “Segni di casa sulle
famiglie di Venas” e reca questa introduzione: “In
occasione della visita alla casa della nonna materna del Card.
Camillo Ruini a Suppiane in data 18 luglio 2010, l’Amministrazione
comunale di Valle di Cadore ha realizzato, in tiratura di 100
esemplari, una cartella con 107 “Segni di Casa” ricavati da un
manoscritto del 1830... Questi segni venivano impressi, oltre che sul
legname, su attrezzi e prodotti caseari in modo da identificarne con
sicurezza la proprietà”.
PAGINA DI SEGNI DI CASA VENAS