giovedì 8 febbraio 2024

L'ARCIDIACONATO DEL CADORE - PETIZIONE CONTRO ABOLIZIONE

ARCIDIACONATO DEL CADORE

PREMESSA STORICA

 
(dalla voce ARCIDIACONATO dell'Archivio Ladino Cadorino Venas) 


    [da Wikipedia] "L'Arcidiaconato fu istituito dal Patriarcato di Aquileia, di cui il Cadore fece parte dalle origini fino alla soppressione, avvenuta nel 1751 con bolla Iniuncta nobis di papa Benedetto XIV. Un documento del Partriarcato datato 1247 e relativo al pagamento di tasse patriarcali, conservato presso la Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore, annota come la Pieve di Santa Maria risultasse già sede arcidiaconale ed è quindi plausibile ritenere che la sua istituzione fosse precedente.

    Nell'organizzazione pastorale della vasta diocesi di Aquileia gli arcidiaconati avevano la funzione di controllo delle pievi del proprio territorio e di amministrare la giustizia, in prima istanza, di cause matrimoniali e di provvedimenti verso il clero. L'arcidiacono veniva scelto tra il clero cadorino e la Magnifica Comunità di Cadore esercitava il diritto di giuspatronato alla nomina.

    Con la soppressione del Patriarcato di Aquileia nel 1751 l'Arcidiaconato del Cadore divenne parte della nuova Arcidiocesi di Udine, nel 1846 fu però da questa staccato ed aggregato alla Diocesi di Belluno con la bolla Universalis Ecclesiae regimen di papa Gregorio XVI.

    L'istituzione arcidiaconale venne tuttavia conservata anche nella nuova Diocesi, così come la scelta dell'arcidiacono esclusivamente fra il clero locale cadorino con le relative prerogative, codificate nel 1941 in un accordo fra Magnifica Comunità ed il vescovo di Belluno Giosuè Cattarossi (decreto 604 del 16.08.1941).

    L'arcidiacono, ancora attualmente, è membro di diritto del Consiglio Generale della Magnifica Comunità di Cadore. L'elenco degli arcidiaconi annota una successione ininterrotta di 60 nomi a partire dal XII secolo. Con la riorganizzazione delle parrocchie della diocesi di Belluno-Feltre in sei "convergenze foraniali", avvenuta nel 2018, l'Arcidiacono non esercita più le funzioni di vicario foraneo nel territorio cadorino. 

   All'arcidiacono del Cadore pro tempore compete il titolo di Protonotario apostolico soprannumerario.

    A seguito della soppressione del Circondario di Pieve di Cadore nel 1927, la Magnifica Comunità e l'Arcidiaconato del Cadore rimangono le uniche istituzioni che siano espressione dell'intero territorio cadorino."

   Pubblico la pagina degli Arcidiaconi del Cadore quale risulta dal sito

http://www.arcidiaconatodelcadore.it/Bollettini/arcidiaconi.pdf

 

Elenco Arcidiaconi del Cadore dalla fondazione ad oggi

 

 Aggiungo i dati mancanti:

Renzo Marinello             (1993-2012)

Diego Soravia                 (2012-in carica)

Mappa delle sei convergenze foraniali della Diocesi di Belluno-Feltre [da Wikipedia]

Mappa delle nuove Convergenze Foraniali della Diocesi di Belluno-Feltre

   [sempre da Wikipedia] "La convergenza foraniale di Ampezzo-Cadore-Comelico comprende le parrocchie dei comuni di Auronzo di Cadore, Borca di Cadore, Calalzo di Cadore, Cibiana di Cadore, Comelico Superiore, Cortina d'Ampezzo, Danta di Cadore, Domegge di Cadore, Lorenzago di Cadore, Lozzo di Cadore, Ospitale di Cadore, Perarolo di Cadore, Pieve di Cadore, San Nicolò di Comelico, San Pietro di Cadore, San Vito di Cadore, Santo Stefano di Cadore, Valle di Cadore, Vigo di Cadore e Vodo di Cadore. Deriva dall'unione della forania di Pieve di Cadore con il decanato di Cortina d'Ampezzo e la forania del Comelico. Include gran parte del territorio dell'arcidiaconato del Cadore. La popolazione del territorio ammonta a 36.079 unità."


SITUAZIONE ATTUALE

   (Lettera consegnata da Franco Regalia e Maria Antonia Ciotti alla BSC)

Consegniamo alla Biblioteca Storica Cadorina di Vigo di Cadore la copia della lettera (vedi sotto) inviata al vescovo Renato in data 24 agosto 2020 perché rimanga traccia nella memoria storica.

La lettera accompagnava la petizione recapitata in vescovado  e firmata da 544 cadorini per chiedere al vescovo diocesano l’opportunità di riassegnare all’Arcidiaconato del Cadore (istituzione ante 1247) e all’arcidiacono pro tempore le prerogative foraniali, da lui stesso rese inoperanti. Funzioni svolte da tempo immemorabile dalla sede arcidiaconale e consolidate da un atto giuridico (patto, concordato) sotto forma di decreto vescovile del vescovo Giosuè Cattarossi, redatto il 16 agosto 1941, in accordo tra le parti a seguito della corrispondenza intercorsa e degli atti ufficiali della Diocesi di Belluno e della Magnifica Comunità di Cadore. Quest'ultima aveva rinunciato al giuspatronato e ad altro. Tutto ciò avvenuto con il beneplacito della Santa Sede e il nulla osta del Ministero degli Interni di allora.

Decreto Cattarossi

Copia decreto vescovo Giosuè Cattarossi su Arcidiaconato del Cadore

   L’appello è stato ignorato; avvolto nell’impenetrabile muro del silenzio. Eppure ci sarebbero ragioni storiche e giuridiche ben più serie della ipotizzati “strumentalizzazione delle tradizioni”.

   D’altro canto non siamo dei giuristi ma, in ordine alla sbrigativa procedura di liquidazione delle prerogative arcidiaconali da parte diocesana, ci sembra che le decisioni del vescovo Renato prese nei confronti dell’Arcidiaconato del Cadore e dell’arcidiacono, con la nomina del vicario foraneo nella persona del decano di Cortina, non siano in linea con gli impegni assunti dalla Diocesi nel 1941 con la Magnifica Comunità di Cadore, impegni mai modificati o annullati col concorso delle parti, quindi ancora operanti in tutta la loro efficacia.

                                                                                        

N.B. La benemerita Biblioteca Storica Cadorina conserva, tra gli altri, numerosi documenti relativi all’Arcidiaconato del Cadore e alla sua plurisecolare storia, e gli atti in copia dei documenti succitati. Consultabili per chi volesse farsi una corretta e approfondita opinione.

 

[Testo che accompagnava le 544 firme e a cui il vescovo non ha mai dato risposta.] 

 

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 A Sua Eccellenza Reverendissima
 
Monsignor Renato Marangoni
 
Vescovo della Chiesa di Belluno-Feltre
 
 
 
Eccellenza, siamo venuti a conoscenza della nuova organizzazione pastorale della nostra Diocesi e vogliamo, con la presente, presentarLe le nostre osservazioni di fedeli cadorini.
 
Siamo dell'opinione che un vicariato in più, nella persona dell'ARClDlACONO DEL CADORE, non pregiudichi il percorso di riforma.
 
Sarebbe, per la parte alta della Diocesi, una soluzione di continuità con la plurisecolare storia e tradizione religiosa del nostro territorio e rispettosa della fede dei nostri padri.
 
Fiduciosi in una sua risposta positiva, La salutiamo con filiale stima e affetto.
 
 
 
Pieve di Cadore, 24 agosto 2020
 

""""""""


3 febbraio 2021

                                                                           

Franco Regalia          Maria Antonia Ciotti

 

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Venas di Cadore, 9 febbraio 2024

 

Giancarlo Soravia




P.S.

In questo Post del 2018 avevo ancora parlato dell'Arcidiacono del Cadore:


https://gcarlosoravia.blogspot.com/2018/01/l-del-cadore-detiene-il-titolo.html








martedì 30 gennaio 2024

NOZIONE DI ISRAELE - LA SUA STORIA

ISRAELE - LA STORIA   

UNA BREVE RIFLESSIONE

 

   Ho letto in un articolo sul sito ComeDonChisciotte [1]   che “l’intera nozione di 'Israele' e della sua storia è finzione letteraria” [2].

    La cosa non mi meraviglia troppo, negli anni di liceo non ho mai sentito, nelle lezioni di storia antica, parlare di Israele ma solo di Giudea (io comunque non mi trovo d'accordo su quanto espresso dagli studiosi di cui alla nota [2], credo che il regno di Israele e il re Salomone siano esistiti. Ma Israele era un regno minore, di cui gli storici antichi non hanno mai parlato).

MAPPA REGNI SENZA ISRAELE (da Etsy)

Mappa Regni Medio Oriente 2° secolo a.C. senza Israele

   Paradossalmente credo che la grande risonanza data a Israele sia merito dei Vangeli cristiani.

    Quando Pilato chiese a Gesù se era il re dei giudei, egli rispose affermativamente, per poi precisare che il suo regno non era di questo mondo.

    Come re dei giudei e messia doveva naturalmente parlare sempre di Israele, per la salvezza del quale era venuto in questo mondo.

    Da molti passaggi dei Vangeli egli sembra affermare di non essere venuto per i gentili, ma per la casa di Israele.

    Come sia andata tutti lo sanno, Gesù è stato riconosciuto Messia in tutto il mondo ma non in Israele.

    Ma se uno osserva l’impianto del moderno Israele dovrà ammettere che sono più le leggi cristiane adottate che quelle giudaiche.

    Il matrimonio è diventato monogamico, la lapidazione è stata abolita, la donna è stata affrancata da ogni limitazione giuridica, e c'è tolleranza per gli omosessuali.

    Credo che nel subconscio Israele soffra di questa contraddizione tra un cristianesimo rifiutato ma incombente e un giudaismo che si è estremizzato, contraddizione che lo porta a comportarsi in modo totalmente irrazionale, mettendo così a rischio la sua stessa esistenza.



P.S.

Aggiungo la mia interpretazione del fatto che Gesù non fu accettato dai giudei: egli era “figlio del falegname”, e verosimilmente falegname egli stesso (il telo sindonico ha rilevato la muscolatura della spalla destra più sviluppata, tipica dei falegnami).

Condizione evidentemente troppo modesta per una società allora e oggi carica di pregiudizi.





Giancarlo Soravia



31 gennaio 2024 

 

 



NOTE


[1] https://comedonchisciotte.org/shoah-al-centro-del-genocidio-di-gaza/
(Il "TizianoS" che ha postato nell'articolo questo identico commento è lo scrivente stesso sotto pseudonimo)


[2] “L’intera nozione di Israele e della sua storia è finzione letteraria” dice il professor Thomas Thompson nel suo libro “Il passato mitico: archeologia biblica e mito di Israele”. Il glorioso regno di Davide e Salomone, la terra promessa che si estende dall’Eufrate al Nilo che i sionisti affermano di voler ricreare, è una totale invenzione. Salomone e il suo regno non sono mai esistiti e Gerusalemme non è mai stata la capitale di Israele. L’archeologia moderna ha completamente demolito questi miti. (Laurent Guyénot - "Saggi sul potere ebraico”)

 

 


domenica 3 dicembre 2023

LIBRO "LA LINGUA LADINA DEL CADORE"

 

 

ANTESCRITTO: 

VIDEOCLIP DI PRESENTAZIONE DEL LIBRO IN OGGETTO:



https://www.youtube.com/watch?v=m1eYD-J3F2s

Video Clip di presentazione del libro La Lingua Ladina del Cadore di Giancarlo Soravia Edizioni Bonomo

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È stato pubblicato presso l'Editore Bonomo il libretto:

LA LINGUA LADINA DEL CADORE

di Giancarlo Soravia

con la seguente copertina (1^ e 4^):



1^ e 4^ pagina di copertina del libro La Lingua Ladina del Cadore di Giancarlo Soravia Casa Editrice Bonomo

Esso fa parte della collana “LE LINGUE INCATENATE” di Giulio Soravia, che così ha presentato il lavoro:


Mi è caro presentare questo libro, dodicesimo della serie Le lingue in catene, che ho voluto particolarmente e personalmente, perché non si è trattato di aggiungere solo un anello alla catena, con pieno diritto di asilo nella serie per altro, ma di offrire un tributo personale alla storia della mia famiglia, emigrata da Venas nel secolo XIX, “cresciuta” a Venezia e dispersasi poi, come tanti cadorini. Con ciò ringrazio Giancarlo Soravia che ha risposto generosamente e prontamente al mio invito di pubblicare questo libro, testimone dell’importanza della lingua nel preservare il ricordo di una cultura che si è fissata nel nostro DNA.

Sia un auspicio di future fortune del Cadore e risuoni il motto tramandato dai nostri Vece:


Te sos uso la brama.


Te vos sempre stà soravìa.



Giulio Soravia*



Il Prof. Giulio Soravia, docente di Linguistica e Glottologia, nato a Venezia l'11 agosto 1944 è morto a Bologna il 10 giugno 2025




L'INDICE È IL SEGUENTE:


Le lingue in catene p. 5

Cenni geografico-storici p. 7

Introduzione p. 11

Pronuncia e scrittura p. 13

NOTE GRAMMATICALI

Articoli p. 15

Il nome p. 17

L’aggettivo p. 19

Dimostrativi p. 19

Indefiniti p. 20

Possessivi p. 21

Numerali p. 22

Comparazione p. 24

Superlativo p. 24

Interrogativi p. 25

Pronomi personali p. 26

Preposizioni p. 28

Avverbi p. 29

Verbi

ausiliari p. 31

coniugazione regolare p. 33

verbi irregolari p. 36

verbi modali p. 37

Indicatori spaziali p. 39

Fraseologia varia p. 44

Blasoni popolari p. 49

Proverbi p. 50

TESTI

I mes p. 54

Al jòu de la scandola p. 55

Al bus de la donaza p. 57

La noza de Cana p. 59

La tosa che avea balegà ’l pan p. 61

VOCABOLARIO [Italiano-Cadorino (circa 3400 voci)] p. 64

Bibliografia p. 106

 

INGRANDIMENTO FOTO DI COPERTINA:

Ingrandimento 1^ di copertina Libro La Lingua Ladina del Cadore

Nella foto di copertina ci sono i primi quattro dei sette figli di Cesare “Capoto” Soravia (1871 - 1932) e di Rosa “dei Mariane” Dall'Asta (1876 - 1962) e precisamente (da sinistra): Giacomo (1899 - 1987), Giuseppe (1902 - 1955), Romolo (1903 -1973), Antonio (1906 - 1945) (vestito da bambina). Essi erano primi cugini sia del padre dell’autore, Adalberto Soravia (1901 - 1959), che della madre Rosa Dall’Asta (1903 - 1969).

 

TRASCRIZIONE TESTO 4^ DI COPERTINA:

 

LE LINGUE
INCATENATE


Con questa collana di manualetti di lingue spesso quasi sconosciute non si è inteso creare una sorta di museo di lingue in via di estinzione, né di curiosità esotiche. Lingue incatenate non perché in catene ma perché ognuna è parte di un sistema che trae la sua ragione nell'unità e nella diversità.


Il Brasile è tra i paesi con la più alta biodiversità. Ciò significa un primato invidiabile e un tesoro prezioso. Ma se la biodiversità è un requisito imprescindibile per l'equilibrio del pianeta, anche l'equilibrio di rapporti tra i suoi abitanti è fondamentale. E come si raggiunge l'equilibrio se non a partire dalle lingue che mettono gli oltre sette miliardi di abitanti in contatto tra loro? La diversità etnico-linguistica garantisce il rispetto fra diverse visioni del mondo e logiche di gestione dei rapporti con la natura.


In questa chiave non esistono lingue minori o maggiori, tutte sono sullo stesso piano e solo se accettiamo questa visione potremo garantire la sopravvivenza di lingue che non sono in pericolo di estinzione di per sé, ma che noi stiamo uccidendo.


Se si spezza un unico anello, anche tutti gli altri anelli perdono la connessione. Nemmeno inserire anelli più grandi rende la catena più resistente, anzi al contrario la rende più fragile. Di qui la nostra catena: per conoscerci meglio tra diversi e per meglio conoscere se stessi.


Giulio Soravia, direttore collana "Le lingue incatenate"

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Giancarlo Soravia, per gli amici Carlo, cadorino doc di Venàs, classe 1938, dopo una vita lavorativa nell’industria dell’occhiale con numerosi viaggi in tutto il mondo per contatti commerciali, ha sviluppato la sua passione per il dialetto del proprio paese, pubblicando su Internet un Glossario Italiano-Cadorino-Italiano e altri lavori. Ha aderito con piacere alla proposta del prof. Giulio Soravia di compilare il presente saggio, che condensa le sue conoscenze in materia.

- Il libro (Versione cartacea - Brossura - 106 pagine - € 15) è ordinabile in tutte le librerie italiane (MODALITÀ CONSIGLIATA)

- Per chi volesse acquistarlo direttamente, questo è il link della Casa Editrice BONOMO:

https://www.bonomoeditore.com/libri/scheda?id=641

 

AVVERTENZA: Al momento il link di cui sopra prevede solo pagamento a mezzo PAYPAL



Venas di Cadore, 6 novembre 2023


Giancarlo Soravia
  




giovedì 30 novembre 2023

ANTEPRIMA DELL'INTERVISTA DEL GIORNALISTA WALTER MUSIZZA A G.C.SORAVIA DA PUBBLICARE SULLA RIVISTA "DOLOMITI"

IL DIALETTO DI VENAS, ANELLO NON DEBOLE DELLA CATENA LADINA

 

 

(Il noto giornalista e scrittore Walter Musizza mi ha gentilmente interpellato per una intervista da pubblicare in un prossimo numero della rivista bimestrale "DOLOMITI" di don Sergio Sacco. Ne anticipo qui parte del contenuto,  d'accordo con il giornalista)

 

Una pubblicazione di Giancarlo Soravia svela le caratteristiche di una parlata che testimonia una volta di più la diversità etnico-linguistica della gente cadorina. Lo abbiamo intervistato per conoscere meglio la sua attività in difesa delle radici della lingua e della storia cadorina ed i contenuti di due suoi blog molto apprezzati da studiosi ed appassionati di microstoria

Se tutti, o quasi, riconosciamo la biodiversità come un requisito imprescindibile per l’equilibrio del nostro pianeta, dobbiamo anche considerare altrettanto vitale l’equilibrio di rapporti tra i suoi abitanti. Equilibrio che però non si raggiunge se non partendo dalle tantissime lingue che mettono in comunicazione tra loro oltre 7 miliardi di essere umani, ovvero dalla diversità etnico-linguistica, prima garante del rispetto fra diverse visioni del mondo e relative logiche di gestione dei nostri rapporti con la natura.

Di tutto ciò è fermamente convinto Giulio Soravia*, noto docente di glottologia e di lingua e letteratura araba all’Università di Bologna, autore di molti articoli e libri dedicati a lingue del mondo poco conosciute. E’ stato lui, appartenente ad una famiglia emigrata da Venas a Venezia nell’800, ad invitare Giancarlo Soravia “Capoto” a pubblicare un prezioso libro per la collana dell’editore bolognese Bonomo intitolata “Lingue in catene”, dove “catena” vuole essere simbolo di forte legame, un tutto unico fatto di anelli concatenati, in cui lo spezzarsi di uno di essi provoca la fine dell’intera connessione.

Il Prof. Giulio Soravia, docente di Linguistica e Glottologia, nato a Venezia l'11 agosto 1944 è morto a Bologna il 10 giugno 2025


CARTOLINA VENAS ANNO 1919
DA FACEBOOK SIMONE OSTA

Cartolina Venas di Cadore anno 1919
 
Il lavoro di Giancarlo, forte di un centinaio di pagine o poco più, dopo un inquadramento storico-geografico del Cadore, presenta con grande efficacia la pronuncia e la scrittura del ladino venasiano, soffermandosi in pratica su tutte le canoniche 9 parti del discorso, con continui rimandi alle regole grammaticali via via sedimentatesi, alla traduzione italiana delle parole trattate e al sussidio di esempi pratici. Il tutto poi completato da una ricca fraseologia, da gustosi “blasoni”, ovvero soprannomi delle comunità vicine, da proverbi e motti, da racconti inveterati (come L’antro della Donaza) ed infine da un esaustivo vocabolario italiano-ladino.

FOTO 1^ PAGINA DI COPERTINA LIBRO

Copertina libro La Lingua Ladina del Cadore con 4 bambini Soravia inizi '900

Giancarlo, classe 1938, a parte i suoi molti viaggi per lavoro compiuti allorché lavorava per una importante occhialeria di Venas, oggi estinta, è sempre vissuto a Venas e conosce bene tutte le sfumature dei dialetti della valle del Boite, da Cortina a Perarolo. Dopo la pensione si è dedicato ad un paziente ed appassionato lavoro di recupero del linguaggio della propria piccola patria alpina, presentando i risultati delle sue ricerche su vari blog, tra cui quello intitolato “Il Cadore poco conosciuto” (
https://gcarlosoravia.blogspot.com), divenuto presto un punto di riferimento per tanti cultori di storia locale, e quello intestato “Archivio Ladino Cadorino di Venas” (https://archivioladin-venas.blogspot.com), di cui parleremo qui tra poco nell’intervista che gli abbiamo fatto.

-Giancarlo, qual è in sintesi la peculiarità del venasiano rispetto agli altri dialetti del Cadore e in particolare dell’Oltrechiusa?

-Venas conserva tutti i principali parametri fonetici ladini, come esposti dalla studiosa Loredana Corrà. Qui per brevità si indicano non i loro nomi scientifici, ma solo gli esempi, avvertendo che la z cadorina (uguale al suono inglese "th" di "thankyou") viene qui rappresentata dal digramma "zh": acqua = “èga”, cantina = “cianeva”, dai (verbo dare) = “das”, catenaccio = “ciadenazhe”, letto = “liéto”, altrimenti = “autramente”, gerla = “zheston”, cugino = “darman”, fratello = “fardel”, nuvola = “nèola”, giglio = “dél”, sangue = “sango”, uccellaccio = “auzhelato”, vuoto = “vuoito”. Ha invece perso il pronome di 1a persona cadorino “ió” per il veneto “mi”, e la /s/ finale tipica dell’Oltrechiusa/Cibiana nei plurali femminili e in alcuni maschili (gambe non fa “iambes” ma “iambe”, giorni non fa “dis” ma “dì”).

Aggiungo un accenno agli “indicatori spaziali” ben conosciuti dagli specialisti dei dialetti settentrionali italiani. A Venas tali indicatori sono: inte”, “fora”, “su”, “dó”, “sora”, “sote”, “via” e ad essi nel libro sono dedicate cinque pagine.

L'esempio più comune è il verbo “netà” (pulire) che riporta: “netà su” (pulire dal basso in alto), “netà dó (pulire dall'alto in basso), “netà fora” (pulire dall'interno) e “netà via” (pulire in piano).

Aggiungo “parà” (spingere): “parà inte” (sfondare), “parà fora” (scacciare), “parà su” (aumentare), “parà dó” (digerire), “parà sote” (ripiegare), “parà via” (allontanare).

Si può quindi dire che il dialetto di Venas è molto meno venetizzato di quelli per esempio di Valle, Pieve e Perarolo.

Nel vocabolario, alla fine del libro, ho inserito circa 3500 voci, ma sono riportate anche molte varianti dell’Oltrechiusa con Cibiana e voci particolari di altri paesi. Inizia con abbaino = “luminal e termina con zuzzurellone = “maturlon”.

Segnalo per inciso alcune curiosità:

- - -o m i s s i s- - -

-Tu, che vivi ed ami Venas, parli bene il ladino? Come giudichi la “salute” odierna del tuo dialetto rispetto al passato prossimo e remoto?

-Come ebbe a scrivere la citata Loredana Corrà, un cadorino di solito sceglie, a seconda della situazione in cui si trova, di parlare in dialetto cadorino conservativo, oppure in dialetto cadorino venetizzato oppure in italiano. Io faccio la stessa cosa. 

- - -o m i s s i s- - -

-Ancora nel 2015 tu avevi pubblicato due volumetti sul dialetto di Venas…

-Avevo pubblicato a mie spese dei volumetti in poche decine di copie per gli amici e paesani. Questa pubblicazione invece, per la quale il contratto con la casa editrice Bonomo non prevede alcun compenso o percentuale a mio favore, si può trovare e ordinare in tutte le librerie italiane.
Desidero qui riportare i nomi degli autori di vocabolari di cadorino: Oltrechiusa/Cibiana: Vincenzo Menegus Tamburin e Gemo Da Col, cadorino orientale: Elio Del Favero,  Ida Zandegiacomo De Lugan e Gianpietro De Donà con Lina De Donà Fabbro, cadorino centro-meridionale: Pietro D'Olif de i Poi e Daniele Da Ru Lando.

-Per la tua professione hai girato mezzo mondo ed hai conosciuto piccoli e grandi personaggi.

-In effetti ho viaggiato in tutti i paesi arabi dal Nord Africa all’Arabia Saudita: Yemen, Siria, Libano, Iraq e paesi del Golfo. E anche nell’Iran dello Scià Mohammad Reza Pahlavi,ma non in Israele, perché avrei dovuto farmi un passaporto a parte: 45-50 anni fa infatti un visto per questo paese avrebbe annullato i visti per quelli arabi. In compenso ho visitato molte volte New York, che aveva più ebrei dell’intero Israele. Tra i personaggi importanti che lì ho conosciuto, ricordo soprattutto due, entrambi ebrei: Boris Kliot, proveniente da Riga (Lettonia), dove era nato nel 1923, e John Tworoger, nato nel 1898 nella Slesia tedesca 

- - -o m i s s i s- - -

Avendo quindi intrattenuto rapporti di lavoro, ma anche di amicizia, con molti ebrei e molti arabi, tra i quali anche alcuni palestinesi, provo grande dispiacere per quanto sta succedendo in questi ultimi mesi nel Medio Oriente. Secondo il mio modesto parere il problema israelo-palestinese è stato affrontato solo con dei falsi accordi di pace, con un comportamento ipocrita da parte delle grandi potenze.

COLLEZIONE DI PASSAPORTI 
GIANCARLO SORAVIA 1971/86

Collezione passaporti Giancarlo Soravia anni 1971/1986

FOTO DEL 1965 DI GIANCARLO SORAVIA
CON UNA COLLEGA DI LAVORO A VENAS

Foto di Giancarlo Soravia con una collega di lavoro olandese anno 1965
 
FOTO ATTUALE DI GIANCARLO SORAVIA
Foto di Giancarlo Soravia del 5/11/2023

-Come giudichi in generale l’evoluzione del tuo paese in questi ultimi 50 anni?

-Per quanto riguarda il mio paese, quello piccolo (il Cadore), è fuor di dubbio che abbia registrato brucianti sconfitte, specialmente con la scomparsa del suo storico distretto dell’occhiale. Per il paese grande (l’Italia), ha anch’esso subìto gravi sconfitte sul fronte dell’approvvigionamento delle risorse energetiche (Libia, Russia).

-La copertina del libro è assai accattivante: chi sono quei 4 bambini?

-I bambini sono i primi quattro dei sette figli di Cesare “Capoto” Soravia (1871-1932) e di Rosa “dei Mariane” Dall’Asta (1876-1962). Cesare era fratello di mio nonno paterno Angelo Soravia e Rosa sorella di mia nonna materna Marianna Dall’Asta. I bambini erano nati tra il 1899 e il 1906. La foto era stata fatta a Monaco di Baviera, dove il padre di Marianna a fine 800 aveva aperto una ditta di

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-Da molti anni ormai gestisci un blog nel quale racconti vicende piccole e grandi della storia e della cultura di Venas, tra le quali anche il ladino. Raccontaci qualcosa di questa tua esperienza sul web.

-Il Blog “Archivio Ladino Cadorino Venas”, che conta circa 1000 visite al mese, ha iniziato le pubblicazioni nel settembre 2007 e nella sua presentazione riporta quanto scrisse Gaetano Frisoni nel 1910 nella prefazione al suo dizionario genovese: “Il dialetto racconta il modo di essere di un popolo, la sua essenza, la sua storia, è un patrimonio che va protetto e divulgato e perderlo potrebbe significare la scomparsa di una parte della propria identità e cultura”. Si divide in 13 sezioni di vocabolario, 

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Un piccolo Post che ho pubblicato su “Il Cadore poco conosciuto” e che qui desidero ricordare ha per titolo “Segni di casa sulle famiglie di Venas” e reca questa introduzione: “In occasione della visita alla casa della nonna materna del Card. Camillo Ruini a Suppiane in data 18 luglio 2010, l’Amministrazione comunale di Valle di Cadore ha realizzato, in tiratura di 100 esemplari, una cartella con 107 “Segni di Casa” ricavati da un manoscritto del 1830... Questi segni venivano impressi, oltre che sul legname, su attrezzi e prodotti caseari in modo da identificarne con sicurezza la proprietà”.

PAGINA DI SEGNI DI CASA VENAS

Alcuni Segni di Casa dei Soravia di Venas


Sottolineo poi un fatto che forse può essere considerato un esempio paradigmatico dello scarso interesse che purtroppo il ladino ha oggi nella nostra società. Il mio libro è uscito nel febbraio 2023 ed io ho subito spedito una copia a vari Enti pubblici del Cadore, ma solo uno di essi mi ha ringraziato.

Poiché però bisogna rimanere ottimisti e pensare alle nuove generazioni, desidero chiudere con una breve filastrocca per bambini che mi recitava mia nonna paterna Bettina De Bernardo "de Felipo" (1863-1956):

Din Don, / l'é morto chel òn, / via par chi prà; / se l'é vivo lassélo là, /se l'é morto portélo in cà. / Codarós porta la crós, / Panteàne sona le campane, / Sorizhe cianta ofizhe / Audòla porta la stola / Agnel porta 'l secel / Talpine fa la busa, / Grì scuèrde su, / e i fa curucucù”.

(traduzione: 

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Walter Musizza



P.S. 1 (1/2/2024)

L'articolo in oggetto è stato pubblicato prima del previsto già nel numero di dicembre 2023 della rivista e presentato nella seguente pagina Facebook dell'Istituto:

https://www.facebook.com/ibrsc/posts/pfbid032wNJGUQ7tffSYYFwcQK7nwvyt8aZkwaXsyN7E1nZ3wnXY6ovrjwBtcT4eNRCWGhml


P.S. 2
(27/5/2024)
FOTOCOPIA DELL'ARTICOLO:


PALESTINESI COME PELLEROSSA

Nel lontano 2006 avevo inviato al “Corriere della Sera” un mio scritto dove paragonavo la situazione dei palestinesi a quella dei pellerossa...